PALAZZO SANSEVERINO
Il Palazzo, sede del Museo Vigliaturo, fu fatto costruire e decorare da Giuseppe Leopoldo Sanseverino nell’arco di tempo che va dal 1707 al 1717.
Costruttore fu Stefano Vangieri di Rogliano che da "mastro" viene successivamente indicato dal Sanseverino, in alcune sue lettere, come "nostro ingegnere ed architetto".
La pittura e la decorazione furono eseguite nell’ultimo triennio, ad opera del pittore napoletano Donato Vitale e della sua scuola. Insieme al suddetto operò il cognato, scultore, del quale non si conosce il nome.
Il Sanseverino fece costruire come residenza estiva il palazzo che dall’alto, in posizione dominante, s’impone all’occhio per la possente e grande mole. Colpito, però, dalla varietà del clima, dalla salubrità dell’aria e dai ricchi prodotti che offriva il territorio di Acri, decise di farvi dimora per l’intero arco dell’anno. Cosa che, di fatto, si prolungò fino alla sua morte, avvenuta nel 1726.
A Giuseppe Leopoldo succedette il figlio Luigi che, anche lui innamorato di Acri, vi rimase fino alla fine dei suoi giorni.
Questi continuò l’opera paterna, dotando il palazzo d’una riserva di caccia e d’una "caccia murata", ricordata, ancora oggi, da un toponimo popolare: "Port’ ‘a Caccia" (Porta della Caccia), dalla quale si entrava nel parco dove erano custodite "le fiere".
Vari sono gli aspetti architettonici del palazzo e numerose le particolarità che vi si riscontrano, alcune delle quali di difficile interpretazione, come il colonnato, che nulla ha a che fare con la struttura e che è certamente di epoca anteriore alla costruzione; le nicchie, che si trovano nella stessa sala, delle quali è difficile capirne la necessità e l’uso.
Nella dimora principesca, oltre all’immaginabile stuolo di ministri, funzionari e servitù, varie furono le presenze di personalità prestigiose. Se ne citano due, fra le tante:
A proposito del Principe di Sansevero e dei misteri del palazzo, colpisce un locale posto a piano terra – quello in cui vi trovate –, per la presenza d’un affresco di difficile interpretazione, per i numerosi simboli che vi sono contenuti.
Il locale ha affrescato, in una parte, lo stemma dei Sanseverino. A sinistra di chi lo guarda vi è un affresco, sovrapposto ad un altro, del quale s’intravede la sinopia.
Perché vi si sovrappose detto dipinto? Chi ne fu l’autore e chi lo volle?
Gli interrogativi non possono avere risposta certa. Si possono azzardare ipotesi, dati i numerosi simboli. Il locale era stato adibito a studio per esperimenti alchemici? Che funzione aveva il pozzo che vi si trova? Un’analisi di specialisti della materia potrebbe dare una risposta?
In questo, infine, come in tutte le dimore, non manca il fantasma. Nel 1806, durante la difesa di francesi e giacobini locali dall’assalto dei realisti, uno della famiglia Falcone fu colpito a morte e, cadendo, lasciò, si racconta, l’impronta della mano insanguinata su di una parete. La fantasia popolare parla di fantasmi. In questo, come in tutti casi similari, è il mondo del magico e del fantastico a farla da padrone.
Il palazzo cadde in abbandono con l’abolizione della feudalità. Al centro di numerose vicende storiche, tra cui un lungo assedio avvenuto nel IX secolo, il palazzo fu poi venduto, quando presentava i guasti del tempo e dell’abbandono, e divenne dimora delle famiglie Falcone e Zanfini. Nel secondo ‘900, ormai cadente, passò al Comune di Acri, che provvide al restauro a partire dal 1986, consegnandolo alla cittadinanza nel 2000.
Giuseppe Abruzzo
(Tratto dal volume Il palazzo di Acri dei Principi Sanseverino di Bisignano edito dalla Fondazione "V. Padula")
Orario invernale in vigore dal 1° novembre al 20 giugno:
da martedì a sabato
09:30 - 13:00 — 15:30 - 19:00
domenica
10:15 - 13:00 — 16:15 - 19:00
Orario estivo in vigore dal 21 giugno al 31 ottobre:
da martedì a sabato
09:30 - 13:00 — 16 - 19:30
domenica
10:00 - 13:00 — 16:30 - 19:30
Lunedì chiuso
Palazzo Sanseverino Falcone
Piazza Falcone, n° 1
87041 ACRI (Cosenza)
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